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Le caldaie a condensazione riescono a condensare con impianti a radiatori?

Dipende dal sistema di termoregolazione adottato. Se si utilizza gas metano il punto di rugiada dei fumi ( cioè la temperatura a cui il vapore acqueo dei fumi comincia a condensare ) è di 56 °C. Quindi per poter scambiare calore in condizioni di condensazione bisogna che il ritorno dell’impianto di riscaldamento sia almeno 5 – 15 °C (dipende dall’efficienza dello scambiatore ) inferiore a quella dei fumi. Gli impianti a radiatori esistenti invece in genere sono stati dimensionati con mandata di 70°C e ritorno di 60 °C. E’ evidente che in queste condizioni non si riesce a sfruttare le potenzialità di una caldaia a condensazione. Però la mandata di 70°C è necessaria solo quando ci troviamo in condizioni di picco, cioè quando la temperatura esterna è a 0°C ( valore di progetto per Firenze ). Questa condizione si verifica per poche settimane l’anno ed in genere durante la notte. Nella maggior parte del periodo di riscaldamento le temperature esterne sono superiori. Quindi se adottiamo una termoregolazione con sonda esterna si possono abbassare le temperature di esercizio e riuscire a condensare la maggior parte dell’inverno anche con un impianto a radiatori.

 

Come è possibile che una macchina abbia un rendimento superiore al 100%?

Il rendimento del 110% di una caldaia a condensazione è riferito al potere calorifico inferiore del combustibile, cioè alla quantità di energia contenuta da un determinato combustibile, senza tenere conto del calore latente.

 

Cos’è una caldaia a condensazione?

Le caldaie a condensazione sono quelle caldaie in grado di recuperare il calore latente dei fumi. Tra le varie sostanze contenute nei gas di scarico vi è il vapore acqueo. Nelle caldaie convenzionali i fumi vengono scaricati ad una temperatura di circa 100 – 130 °C. In queste condizione il vapore acqueo viene scaricato direttamente in atmosfera ed il suo contenuto energetico viene perso. Nelle caldaie a condensazione invece i fumi vengono sotto raffreddati fino a che il vapore acqueo viene riportato allo stato liquido. Così facendo si riesce anche a sfruttare la quota di energia latente, arrivando a rendimenti fino al 110 %.

 

E’ vero che gli impianti a pannelli radianti devono rimanere sempre accesi?

Dipende dal tipo di regolazione adottata.
Gli impianti a pannelli radianti sono caratterizzati da una notevole inerzia termica dovuta al fatto che sopra i tubi mediamente viene applicato un massetto cementizio di circa 4 cm. Il problema principale quindi è quello di gestire inerzia termica. Esistono due famiglie d’impianti di riscaldamento radiante:

  1. Impianti a punto fisso: Sono quegli impianti dove la temperatura di mandata ai circuiti radianti viene impostata alla temperatura di progetto ( circa 40°C con 0°C esterni) indipendentemente dalle condizioni climatiche. Il controllo della temperatura ambiente viene gestito con dei termostati on/off come se si trattasse di un normale impianto a radiatori. Purtroppo però qualsiasi termostato on / off è caratterizzato da un differenziale, vale a dire che se imposto la temperatura ambiente a 20°C il contatto si chiuderà a 19.5 °C e si aprirà a 20,5 °C. Questo differenziale con impianti “veloci” ( radiatori o fan-coil ) non viene percepito. Invece con impianti radianti a pavimento una volta raggiunto il set point ambiente il massetto continua ad emanare calore provocando un surriscaldamento degli ambienti. Inoltre quando finalmente l’ambiente si è raffreddato e ricomincia a circolare acqua calda nei tubi prima di scaldare l’ambiente bisogna dare il tempo di mettere a regime il massetto, causando un ulteriore raffreddamento dei locali. Si innesca un effetto di pendolamento della temperatura ambiente anche di 2 o 3 °C provocando così condizioni ambientali non confortevoli. Se inoltre si aggiungono numerose accensioni e spegnimenti l’impianto diventa praticamente ingestibile. Quindi con gli impianti a punto fisso bisogna dotarsi di termostati con differenziale più piccolo possibile ed adottare degli orari di riscaldamento più costanti possibile.
  2. Impianti a temperatura scorrevole: Sono quegli impianti dove la temperatura di mandata viene gestita elettronicamente in funzione della temperatura esterna e della temperatura ambiente. Esistono delle centraline climatiche dotati di software che ottimizzano addirittura gli orari d’accensione. Con queste centraline basta dire a che ora vogliamo una determinata temperatura ambiente. Il software calcolerà automaticamente l’orario d’accensione e la temperatura di mandata occorrente in funzione delle condizioni climatiche esterne ed interne e del grado d’isolamento dell’edificio. Con queste termoregolazioni si riesce a gestire l’inerzia degli impianti a pavimento riuscendo a condurlo come un normalissimo impianto a radiatori e a ridurre i consumi di circa un 3% rispetto agli impianti a punto fisso.